Il valore culturale e simbolico delle performance urbane, in particolare le passeggiate teatrali e le installazioni immersive nei luoghi della città.

 

C’è una soglia sottile e potente che separa il quotidiano dall’inatteso. Quella soglia è la città, nel momento in cui smette di essere solo luogo di passaggio e consumo, e torna a essere spazio simbolico, narrativo, esperienziale.
Sempre più spesso, artisti e operatori culturali scelgono di portare le performance fuori dai teatri, per incontrare il pubblico nei luoghi della vita reale: piazze, vicoli, parchi, palazzi storici. E quando queste performance parlano anche di scienza, il dialogo tra sapere e spazio urbano si arricchisce di nuovi significati.

Il teatro fuori dal teatro

Portare lo spettacolo in strada non è una novità. Il teatro delle origini – greco, medievale, rinascimentale – era pensato per la piazza e per la collettività.
Ma nell’epoca contemporanea, la scelta di agire fuori dalla sala ha assunto una valenza politica e poetica. Significa rimettere al centro la città come luogo di relazione, paesaggio della memoria e scena dell’immaginario.

Nel contesto del festival IMMAGINA, questa scelta si traduce in progetti come le passeggiate teatrali immersive, che trasformano il centro storico di Pisa in un atlante narrativo vivente: ogni angolo, ogni edificio, ogni pietra diventa occasione per raccontare storie di scienza, di visione, di scoperta.

Pisa: una città di scienziati, una città da riscoprire

Pisa non è solo la città della Torre. È un luogo dove la scienza ha lasciato un’impronta profonda. Qui hanno insegnato, studiato o lavorato figure come Galileo Galilei, Enrico Fermi, Antonio Pacinotti, Guglielmo Marconi. Eppure, molte di queste storie sono sconosciute al grande pubblico, relegate a targhe sbiadite o nomi di vie.

Riportare in scena queste biografie significa restituirle alla cittadinanza, alla loro dimensione viva.
E significa farlo non in un’aula universitaria o in un museo, ma direttamente nei luoghi dove quelle vite si sono svolte: le piazze, le logge, le biblioteche, i cortili.

Il pubblico come viaggiatore

Una delle caratteristiche più interessanti delle performance urbane è che il pubblico non è più solo spettatore, ma diventa camminatore, testimone, partecipante.
Nel corso di una passeggiata teatrale, chi assiste si muove, ascolta, osserva, si orienta. È coinvolto in un’esperienza sensoriale e cognitiva che unisce paesaggio, narrazione, suono e gesto.

Questa dimensione esperienziale permette di avvicinare anche contenuti complessi – come quelli scientifici – in modo meno frontale e più immersivo. La città stessa diventa “documento”, “testo”, “mappa” da decifrare.

Camminare come forma di conoscenza

Filosofi e artisti hanno spesso valorizzato l’atto del camminare come forma di pensiero in movimento. Da Rousseau a Benjamin, da Guy Debord a Rebecca Solnit, il camminare è stato visto come pratica estetica, politica, poetica.
Nelle passeggiate teatrali a tema scientifico, camminare significa anche connettere concetti astratti con luoghi concreti, restituire corpo alla storia del pensiero, rimettere in circolo saperi.

La città, in questo senso, non è lo sfondo della performance, ma parte integrante del racconto. Il selciato parla, le mura risuonano, le finestre diventano quinte.

La scienza nella città: un gesto culturale

Spesso si pensa alla scienza come qualcosa che sta “altrove”: nei laboratori, nei libri, nelle aule.
Ma portare il racconto scientifico dentro la città è un gesto che restituisce la scienza alla sua dimensione pubblica, sociale, civile.

I grandi scienziati del passato non erano “reclusi nei loro studi”: erano parte attiva della vita culturale, politica ed economica della loro epoca.
Raccontarli oggi, nelle stesse strade che hanno percorso, significa riattivare quella memoria come elemento vivo della contemporaneità.

Un linguaggio accessibile, ma non banale

L’aspetto più interessante di queste performance urbane è la capacità di coniugare rigore e immaginazione. Le narrazioni sono curate nei dettagli, storicamente documentate, ma non didascaliche. Il linguaggio è accessibile, ma mai semplicistico. L’obiettivo non è spiegare “tutto”, ma far scattare la curiosità, il coinvolgimento, l’interesse personale.

In questo senso, il teatro scientifico urbano rappresenta una forma di divulgazione evoluta, che supera i limiti del linguaggio accademico senza rinunciare alla qualità dei contenuti.

L’arte pubblica come progetto collettivo

Infine, vale la pena sottolineare che portare l’arte – e in particolare l’arte scientifica – nello spazio pubblico significa anche attivare dinamiche collettive. Si coinvolgono istituzioni, enti locali, commercianti, residenti, studenti.
Ogni passeggiata è anche un’occasione per far parlare tra loro i diversi “abitanti” della città, per creare nuove relazioni, per valorizzare il tessuto urbano non solo come luogo fisico, ma come ecosistema culturale.

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